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Immagine del redattoreGiulia Fabrizi

Le nuove modalità dell'abitare post COVID - di Alessandra Rizzo

Aggiornamento: 4 feb



Le nuove modalità dell’abitare post-COVID

Come è cambiato il nostro modo di vivere e guardare le nostre case, come la pandemia ha modificato l’industria dell’arredo e degli articoli per la casa? Come questi cambiamenti influenzeranno il futuro?

 

Due le ricerche qualitative sulle quali basiamo le nostre riflessioni: una commissionata da un’azienda della grande distribuzione specializzata nei settori del bricolage e del giardinaggio; l’altra, di scenario sui mutamenti sociali, di stile di vita e di consumo legati alla pandemia, condotta per una multinazionale del cash and carry. E poi una desk research volta ad approfondire e contestualizzare la tematica.

La pandemia e il lockdown hanno portato ad una metamorfosi dell’abitare. Le nostre case, vissute per molte più ore e con altre, nuove modalità rispetto a quelle che ci erano abituali, hanno subito delle trasformazioni. Da marzo 2020 abbiamo prolungato la permanenza fra le mura domestiche, riscoperto angoli dimenticati, profumi, rituali, nonché aspetti del nostro vicinato che non conoscevamo o non ricordavamo più.

Durante il lockdown, molti di noi si sono ritrovati a vivere le proprie case come unico spazio possibile in cui lavorare, seguire le lezioni, pranzare/cenare, fare attività fisica, visitare mostre, “andare al cinema”, persino viaggiare grazie ad internet. La casa è diventata sempre più il nostro microcosmo. L’impossibilità di frequentare altri ambienti ha incrementato esponenzialmente l’attenzione verso gli interni domestici: il comfort e la funzionalità sono diventati priorità assolute e la necessità di qualcosa di nuovo ha dirottato il budget familiare su pitture per pareti, arredamento, ristrutturazione di ambienti, cambiamenti nella disposizione delle camere. Dunque, molte abitazioni sono state trasformate da un punto di vista funzionale ma anche rinnovate ed abbellite a livello estetico per favorire il benessere domestico, facilitare le varie attività all’interno della casa che prima erano svolte all’esterno o non lo erano affatto. In primis la necessità di trovare e/o adattare spazi per lo smart working e per la dad dei figli.

Il Covid ha evidenziato nuove esigenze a livello domestico: c’è bisogno di maggiore flessibilità, le case saranno sempre più spazi ibridi, capaci di soddisfare le nostre eterogenee esigenze, sintonici con i nostri nuovi stili di vita e di consumo, che affiancano aree per la condivisione a zone da vivere individualmente in pieno comfort, in modo efficacie ed efficiente (più connessioni internet, più prese elettriche, pareti insonorizzate, pareti divisorie, zone adibite a palestra …).  

È emersa una maggiore attenzione al recupero dell'esistente, di ciò che abbiamo, riadattando mobili e arredi, con nuove funzioni rispetto a quelle originarie, oppure dando nuova vita a pezzi vintage, mobili della nonna, rifoderando la bergère rimasta in soffitta per anni. Il concetto “enough is more” sintetizza proprio l’importanza di utilizzare al meglio ciò che abbiamo, anche per una questione etica e di sostenibilità.

Stefano Boeri, architetto di fama internazionale e docente del Politecnico di Milano ha parlato della necessità di case “fluide”, di un abitare che avrà come obiettivo quello di concentrare insieme vita privata, lavoro e attività fisica. Boeri ha parlato di co-working condominiali, di tetti da riscoprire come spazi di vita e di incontro, di pianerottoli che assumeranno un ruolo fondamentale, non di mero passaggio. Le case dovranno abbandonare la visione “scatolare” attuale che prevede una suddivisione degli ambienti in base alle funzioni, in favore di una visione più elastica dove la sfera lavorativa si mescola con quella privata; case “multifunzione” che sono una sintesi di luoghi: la palestra e il ristorante, la scuola e l’ufficio, il cinema e il parco. La casa ha portato il fuori dentro.

“La domus, oggi, è una convivenza di esigenze: studio, lavoro, divertimento. Oscilla tra una dimensione privata e una pubblica, tra bisogni d’intimità e spalancamenti verso la collettività. La ricerca del bello è un valore cruciale, oggi, perché è all’interno della casa si consuma la maggior parte della giornata. Quando l’orizzonte si restringe, ha senso migliorarlo: rendere più confortevole la propria «comfort bubble» per evitare che, chiusi in quella bolla, si finisca per esplodere. La casa dondola tra esilio e nido, rifugio e prigione, nascondiglio e palcoscenico”, scrive il sociologo Vanni Codeluppi, autore del saggio Come la pandemia ci ha cambiato (Carocci editore).

Il bilancio conclusivo sulla metamorfosi dell’abitare, durante e post pandemia, ha evidenziato i seguenti trend:

  1. Il primo è quello dei grandi elettrodomestici: con la pandemia le famiglie hanno aumentato la quantità di stoviglie e abiti da lavare, le scorte alimentari si sono fatte più abbondanti e cucinare è diventata un’attività più coinvolgente e “slow”. Per questo, molti hanno sostituto i loro vecchi elettrodomestici con modelli più aggiornati e/o più grandi.

  2. Ridipingere le pareti di casa è stata una delle attività che ha accomunato moltissimi di noi durante la pandemia: un modo economico per dare un nuovo aspetto alle nostre case e anche un ottimo modo di passare il tempo libero che ha attratto soprattutto i millennial, con una preferenza per toni rilassanti come i blu, gli azzurri e i verdi.

  3. I prodotti per la pulizia della casa hanno logicamente subito un’impennata, con alcool e igienizzanti al primo posto, ma anche prodotti specifici per alcuni ambienti e materiali: molte persone si sono dedicate a pulizie straordinarie anche degli angoli più nascosti della casa.

  4. E il decluttering, quarto grande tema individuato: un po’ per la necessità di ricavare nuovo spazio per l’home office e la dad, un po’ per vivere in ambienti più confortevoli, ma anche per fare bella figura durante le videocall.

La pandemia, inoltre, ha insegnato l'importanza di balconi, terrazzi, cortili e giardini anche condominiali (green building approach). Persino i più piccoli spazi esterni sono stati rivalutati e valorizzati. Coerentemente, la grande richiesta di mobili da giardino/terrazzo.

I mobili sono diventati sempre più multifunzionali, capaci di rispondere alle diverse destinazioni d’uso che richiediamo a uno stesso spazio. E le sedute sempre più importanti, sia che si tratti di sedie ergonomiche da ufficio o di divani e poltrone su cui sprofondarsi a leggere o a guardare le serie TV in perfetto comfort.

Il lockdown ci ha permesso di esplorare interessi e hobby che forse non avevamo mai avuto prima o di dedicare ad essi più tempo. Il bricolage, il giardinaggio e altre attività manuali hanno avuto un elevato incremento e infatti alcuni cambiamenti tra le mura domestiche, come dipingere una parete, decapare un mobile dell’800 o dare un nuovo look al terrazzino, sono stati eseguiti direttamente dai proprietari con estrema soddisfazione.

La casa post pandemia è sempre più nido, rifugio, luogo di sperimentazione e di molteplici attività. Le aziende del settore hanno grandi opportunità.

 

Alessandra Rizzo, Ricercatrice qualitativa, marketing consultant e coach



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