Design e Disabilità: sogno o innovazione vera?
Design e disabilità sono due parole che fanno fatica a coniugarsi nella nostra mente: il design apre a un mondo di cose belle e funzionali, che arricchiscono la nostra vita; la disabilità viene associata a un immaginario di difficoltà, ben lontano dall’idea di bellezza.
Eppure, proprio nella sua missione, il design ha come obiettivo il miglioramento della qualità della vita degli esseri umani e dove c’è più bisogno di miglioramento se non nella realtà quotidiana di chi vive una qualsiasi forma di disabilità?
L’interesse verso il tema c’è e viene principalmente da giovani designer o dalle università, dove si vuole fare sperimentazione e dove si può immaginare un’innovazione puramente al servizio dei bisogni sociali.
L’anno scorso, tre dei sei progetti finalisti del Lexus Design Award presentati al Fuorisalone di Milano erano dedicati alla disabilità. Il team malese Wondaleaf ha presentato Hammock Wheelchair, una combinazione agile di sedia a rotelle, sollevatore e amaca che ha come obiettivo quello di ridurre gli spostamenti manuali da parte dei caregiver. Un’idea nata dopo che alcuni membri del gruppo di lavoro hanno sperimentato personalmente le difficoltà di gestione dei pazienti allettati. Il giapponese Kou Mikuni ha proposto Takomotive, un gioco analogico di esplorazione tattile per facilitare la comunicazione nei bambini con difficoltà visive e uditive. Infine, la designer di Singapore Poh Yun Ru ha ideato Rewind, una piattaforma che crea stimoli multisensoriali per le persone che soffrono di demenza e permettere loro di riappropriarsi di gesti familiari attraverso feedback audio-visivi.
Maria Vittoria Gargantini, Ricercatrice Qualitativa